BAILAMME – Opera musicale povera e senza musica
Scrittura scenica ispirata alle opere di B. Brecht
L’arte insinua dubbi, smonta certezze, mette a confronto diverse verità per mostrare i meccanismi nascosti che dominano l’apparenza di realtà.
Sinossi
Bailamme, dal turco《bayram》, confusione di gente che va e viene, baraonda.
Il mondo di oggi non è forse una baraonda? Un susseguirsi di improbabili governi, crisi economiche, attacchi terroristici, minacce nucleari.
È in questo clima di “confusione” che i personaggi di Bailamme prendono vita.
Dagli “ultimi” in conflitto fra loro, (quella parte di popolazione che, sempre più vicina alla soglia di povertà, lentamente subisce un processo di schiavizzazione), ai “potenti della terra”, stralunati, viziati, ipocondriaci, violenti, che si arrovellano alla ricerca di strategie da adottare per transitare, senza troppo clamore, anzi, col nostro consenso, verso l’era del post-nazionalismo, dove un unico governo mondiale sostituisca il potere sovrano dei singoli Stati del mondo.
In mezzo a loro troviamo Cristopher, l’ingenuo guardiano dello zoo, che per cercare Berta, una scimmia scappata dalla gabbia, si imbatte in una serie di eventi che lo portano a diventare il nuovo Messia hashtag anni 2000.
Un Cristo pronto a costruire una gabbia che ospiti animali di ogni specie e uomini di tutte le nazionalità per farli convivere in armonia.
Ma questo sogno è effettivamente il suo, o è l’obbiettivo dei potenti?
Niente più Paesi ma un “mondo unico”, un’economia globalizzata, un solo “governo mondiale” (selezionato, più che eletto) ed una “religione universale”, insomma una gabbia di acciaio talmente grande che non se ne vedono più le sbarre.
Le scene si susseguono con un ritmo incalzante, servite dalle parole del narratore, colui che stando tra la scena e il pubblico, svela quegli ingranaggi noti a pochi, ma che regolano la vita di milioni di persone.
Forse ha ragione Berta, bisogna scappare, ma c’è ancora un luogo in cui fuggire?
Note di regia
Una scrittura scenica che prende in prestito dalle opere di Brecht lo stile drammaturgico e i temi sociali, economici e politici, da cui si sviluppano gli intrecci.
Il tentativo è quello di far emerge sulla scena una fotografia del mondo contemporaneo, in questa versione brechtiana-pop.
Lo spettacolo si autodenuncia fin da subito come messinscena, abbattendo la quarta parete e scrollandosi di dosso ogni sorta di naturalismo.
In questo gioco meta-teatrale strutturato da diversi livelli stilistici (narrazione e azione, linguaggio solenne e popolare, canto e parlato, economia politica e registro grottesco, religione e demistificazione,) i temi si materializzano nelle situazioni grottesche, tese fino a limiti che non permettono di identificarsi, cariche di segni sovrapposti che moltiplicano le prospettive da cui guardare i fatti.
I personaggi non sono definiti da una psicologia ma da una funzione sociale: dall’alienato guardiano dello zoo (che poi diventerà il nuovo Cristo) al miserabile venditore di bestemmie, per finire ai detentori del potere in giacca, cravatta e costume da bagno.
Il dramma scorre con il ritmo frenetico di una catena di montaggio e in un’ora e trenta circa “racconta” fenomeni economici, politici, religiosi, storici e culturali del nostro tempo, attraverso buffi e sgangherati personaggi che dalla scena arrivano al pubblico facendolo interagire nell’azione scenica, facendolo diventare parte della storia, della nostra storia.
Frequenti sono i momenti coreografici di gruppo e i concertati che sottolineano la coralità dell’azione.
Il codice canoro (orchestrato dall’esclusivo uso della voce e degli oggetti risonanti) si alterna senza colpo ferire al parlato ordinario.
La drammaturgia è suddivisa in 14 quadri, come le istanze della Via Crucis, presentati dal narratore.
Circa una cinquantina di personaggi si alternano in scena, rappresentati da 10 attori, i quali passano da un personaggio all’altro davanti all’occhio del pubblico ed entrano nell’ azione scenica solo stando all’interno di un quadrato demarcato da luci.
La scenografia è minimalista e gli oggetti maneggiati dagli attori acquisiscono man mano una pluralità di funzioni.
La durata dello spettacolo è di 90 minuti senza intervallo.
Crediti
BAILAMME – Opera musicale povera e senza musica
Scrittura scenica di Simone Barraco ispirata alle opere di B. Brecth
Produzione del Centro Artistico Internazionale Il Girasole
Interpreti Gabriele Ciccotosto, Silvia Corona, Gioia Giulianelli, Francesco Giuliano, Arianna Iacuitto, Beatrice Progni, Maria Sivo, Pasquale Smiraglia, Lorenzo Tracanna e Gianmarco Vettori
Regia Simone Barraco
Regista collaboratrice Dora D’Agostino
Scenografie Fiammetta Mandich
Disegno luci Luigi Biondi
Costumi Davide Zanotti
Coreografie Vincenzo Gentile
Direzione cantanti Arianna Manias
Assistenti alla regia Margherita Longobardi e Alice Marino
Foto e video Giacomo Siciliani e Tommaso De Vecchis
Assistente al progetto e organizzazione Lorena De Gregorio
Ufficio stampa e promozione Atinconnessione
Collaborazione artistica Francesca Farcomeni
Debutto Nazionale presso Teatro Vascello di Roma
Data 9 Aprile 2018
Ore 21.00