Una produzione del centro Artistico internazionale Il Girasole.
Per la regia di Simone Barraco.
Prima Nazionale 13 febbraio 2013.
Tre spettacoli autonomi ma strettamente legati tra loro: “Diario di Primavera”, “Amor mio” e “Raccionepeccui”. Tre momenti diversi ma intrecciati da un unico filo conduttore fatto di fisicità, melanconia e solitudine, il tutto visto dalla soggettiva di donne.
“Diario di Primavera”
Dipinge la morbida danza di una donna-bambina sul filare dei ricordi sgranati dall’oblio di un baule polveroso. La lettura di un diario ritrovato rende come per magia tempo presente e tempo del ricordo strettamente intrecciati, mescolati in un fluire unico di sensazioni, colori, odori che trasformano gestualità, pagine accuratamente riposte in vivide fotografie di una primavera della vita a lungo attesa e mai davvero dimenticata.
“Amor mio”
Il racconto di una bambina di 4 anni, ci conduce attraverso un lungo viaggio, viaggio che l’ha portata a scrivere una lettera a sua madre per raccontarle tutto, anche quello che non le aveva mai detto. Affiorano ricordi, momenti felici, insegnamenti che la mamma le lasciava giorno dopo giorno. Mentre scrive però le arrivano delle immagini strane, che la bambina non capisce ancora nonostante sia passato molto tempo. Ricorda un vestitino blu, una casettina bianca e tanta gente che parlava di lei. Il racconto della bambina si sposta su QUEL giorno, un giorno in cui tutto era improvvisamente cambiato. Una lunga, lunghissima attesa colma di silenzio e tensione, separa Carlotta da quello che le stava per succedere.
“Raccionepeccui”
Scritto da Giuseppe Bertolucci, è un monologo onirico: comico, tragico, rosa, nero, lugubre, poetico, attraverso il quale si vomita in scena l’incredibile vicenda di una povera disperata del meridione d’Italia.
Ci sono tutte le colpe, tutti i pensieri peggiori, tutti i delitti in questo Raccionepeccui. Le parti di noi, che tutti vorremmo dimenticare, passano attraverso le ripetizioni ed i borbottii della protagonista, causando risate spontanee con strafalcioni linguistici imperdibili e logiche inesistenti. La deflagrazione mentale del personaggio si traduce in deflagrazione espressiva. Accenti antichi che si mischiano a frasi di registro elevato, di genere.