Jurij Alschitz (1947) è regista, pedagogo e teorico che ha spinto la pedagogia attorale in una dimensione “cosmologica”. Dalla scuola russa a un nomadismo internazionale, ha trasformato il training in dispositivo di espansione della coscienza creativa: l’attore non cerca come fare, ma da dove nasce l’azione. La sua ricerca — dalle strutture quantiche al pensiero frattale — disloca il teatro dal metodo al processo: la partitura è sistema vivo, non istruzione. Fondando reti, accademie e gruppi in tutta Europa, ha disegnato un modello nuovo: attore come ricercatore, scena come campo energetico di alta complessità.


