Recitazione cinematografica

La recitazione cinematografica, introdotta nel terzo anno del percorso, non rappresenta un nuovo linguaggio da apprendere, ma un diverso canale attraverso cui convogliare i principi già maturati nel lavoro teatrale. Tutto ciò che l’allievo ha acquisito – presenza, verità, ascolto, immaginazione, uso del corpo e della voce – trova qui un’altra forma di espressione, modellata dai mezzi tecnici del cinema. La macchina da presa non chiede all’attore di “fare di meno”, ma di lasciar fluire la stessa verità interiore in uno spazio più intimo e concentrato. È sempre il corpo a generare la verità: la telecamera non inventa, ma rivela ciò che già esiste nell’attore. Il lavoro si concentra quindi sulla capacità di canalizzare energia e intenzione, calibrando gesto, sguardo e respiro per il linguaggio filmico, senza mai perdere il nucleo vitale del mestiere: essere presenti, autentici, vivi. In questo modo, l’attore impara a tradurre la sua arte dal palcoscenico allo schermo, rimanendo fedele al principio fondamentale: la verità nasce dal corpo e dall’essere umano che lo abita.