Recitazione
Nel primo anno l’allievo attore attraversa un percorso essenziale, dedicato a liberare il corpo da tensioni e automatismi che ne limitano la vitalità. L’obiettivo non è aggiungere competenze, ma togliere sovrastrutture: evitare la dimostrazione, resistere alla tentazione del fare per riempire il vuoto e imparare invece ad ascoltarlo. In questo processo di alleggerimento il corpo torna ricettivo, permeabile e vivo.
Dallo stato di neutralità l’allievo esplora un piano percettivo più profondo giocando con il suo corpo, portandolo in nuove forme, scoprendo nuove posture, risvegliando muscoli dimenticati, centri energetici e movimenti silenziosi. Parallelamente, l’improvvisazione diventa una pratica quotidiana e un vero campo di addestramento all’ascolto, alla reattività, alla presenza. Attraverso di essa l’allievo comincia a intuire dinamiche fondamentali della scena: nascita del conflitto, eventi, processi di trasformazione.
Il qui e ora – inteso come relazione costante tra spazio, tempo ed energia – diventa la sua bussola. A questo si affianca un esercizio paziente di osservazione del reale (oggetti, bambini, anziani, animali) utile a riconoscere e poi ricreare azioni, gesti e micro-movimenti, filtrandoli attraverso il proprio corpo senza imitazioni.
Progressivamente l’allievo comprende che un personaggio non è una maschera da applicare, ma un incontro unico con la propria sensibilità, voce e fisicità.
Infine affronterà il lavoro sul testo: un passaggio delicato in cui l’allievo indaga le circostanze date dall’autore lasciando che esse si depositino prima nel corpo, al fine di diventare urgenza che spinge l’attore ad agire, a parlare, a relazionarsi, insomma a vivere in scena.
L’analisi del testo segue un metodo radicato nella tradizione russa, centrato sull’azione, sulla partitura fisica e sulle domande vitali del personaggio, ma rielaborato per il presente. L’interpretazione non nasce dalle parole, ma dall’azione che le rende necessarie: è il corpo ad aprire la comprensione e a guidare verso l’essenza del ruolo.
Il primo anno si conclude così su una soglia: l’allievo scopre che il personaggio non si costruisce meccanicamente, ma si rivela – attraverso il respiro, i centri energetici, l’azione e il gesto minimo che diventa vita.
Nel secondo anno il percorso dell’allievo cambia ritmo: non è più lineare, ma scandito in trimestri, ciascuno guidato da un nuovo docente e da una diversa poetica. In questo continuo cambio di geografia artistica, l’allievo mette alla prova le basi del primo anno e attraversa drammaturgie differenti: tragedia greca e contemporaneo, classico e cinema, commedia dell’arte e scrittura scenica.
Ogni trimestre l’allievo si confronterà con un nuovo docente di recitazione al fine di assimilare visioni e linguaggi sempre nuovi.
Inoltre, tra un trimestre e l’altro si terranno intensivi, workshop e Masterclass con Maestri internazionali.
L’allievo affronta personaggi vicini e lontani da sé, affinando i propri punti di forza e scoprendo zone sconosciute della propria espressività.
Nonostante la varietà, c’è un filo costante: il ritorno ai fondamenti. Ciò che l’allievo ha imparato nel primo anno si trasforma in strumenti più maturi, capaci di generare un’identità artistica personale, flessibile e pronta a dialogare con le richieste di ogni regista.
Alla fine dell’anno l’allievo comincia ad avere un vocabolario proprio, più coraggio e più mondo; è pronto a iniziare davvero a creare, con una libertà che nasce dalla disciplina e un’identità che ora può espandersi.
Il terzo anno è il ponte tra formazione e professione: un tempo in cui l’allievo vive davvero il mestiere dell’attore. Le materie basiche non ci sono più: tutto il lavoro avviene solo all’interno di produzioni, in un contesto totalmente operativo.
Per sette ore al giorno l’allievo lavora con un regista – diverso ogni due o tre mesi – e ogni progetto diventa una vera produzione, un’esperienza concreta di compagnia, di processo creativo e di scena.
L’allievo entra così in contatto diretto con registi attivi nel panorama professionale, che sovente scelgono di portare con sé alcuni dei nostri studenti nei propri spettacoli.
Accanto alle produzioni, i “progetti speciali” preparano l’allievo al mondo del lavoro con monologhi, scene, self tape, workshop con casting director, incontri con agenzie e strumenti pratici per affrontare provini e ingaggi con consapevolezza.
Il terzo anno diventa così una soglia reale, in cui l’allievo non è più soltanto uno studente e non è ancora del tutto un professionista, ma è già proiettato con bagaglio e bussola ad affrontare il mestiere.